UNA GRANDE ARPA DI LUCE LASER
Le mie dita incrociano 11 corde di luce laser. Non incontrando materia solida, le attraversano libere nell’aria. La luce, toccata, si materializza nel suono di un’arpa. Ogni contatto è uno schiocco di luce e con le braccia protese verso il cielo imparo a muovermi nell’aria, sino a divenire un virtuoso del vuoto. Lancio un pendolo sospeso da un punto invisibile che ambisce le corde laser, suonando una melodia infinita, che si riverbera in forma di luce proiettando cerchi ondulatori. Spengo il suono dell’arpa e, nel silenzio, la musica pare continuare di sola visione. Le corde di luce si tendono attraverso lo spazio architettonico, trasformato in un grande strumento musicale.
Alcune realizzazioni: Luminale Frankfurt 2010, Biennale di Venezia 2011, Nazareth 2102, Ponte del Diavolo (Modena) 2013, Piazza Duomo di Monza 2013, Piccolo Teatro Studio 2013 e Teatro Dal Verme 2015, Milano, Digitalife Roma Europa 2014 ,Trepponti di Comacchio/Ravenna Festival 2015, Tempio di Kamakura e Metropolitan Tokyo 2016 (Japan Orfeo).
Suonare nel vuoto
Se toccando la luce si produce un suono, la luce ha un corpo? L’incanto di questo gioco sospeso tra materiale e immateriale mi ha spinto ad esplorare una nuova dimensione poetica, al di là dello stupore tecnologico che suscita questo vero e proprio strumento musicale.
Entrano in scena oggetti concreti, che hanno una loro voce e anche possono riflettere la luce. Assicuro al pendolo un grande cimbalo che, percosso e lanciato, genera una scia di suono attorno ai raggi luce. Un tubo flessibile ruota fischiando e il suo sibilo si amplifica quando il tubo si illumina traversando le corde laser. Scende il lungo pendolo che con un plettro arpeggia simultaneamente lampi di luce e di suono. Naviga fendendo le corde le cui linee si deviano in forme rotanti di luce, che si materializzano in cerchi tra le pareti dello spazio.
Accendo due incensi fissati al plettro, così una scia di fumo segnerà sulle corde la traiettoria del pendolo. Un’asta trasparente si illumina tutta a contatto con ogni singolo raggio. La uso come un’archetto per suonare l’Epitaffio di Sichilo. Ho accordato lo strumento su questa melodia giuntaci in notazione musicale dell’antica Grecia. Poi mi spingo verso l’alto intercettando simultaneamente tutti i raggi. Essi si deviano a comporre un cluster di suono e di luce che si materializza in un rigo musicale.
Lo spazio che ospita l’installazione è a cielo aperto, sotto la pioggia, oppure in grandi spazi interni, giù da una torre, nell’arco di un ponte. Con Gianpietro Grossi cerco un punto per calare il pendolo: talvolta creiamo una sottile ragnatela di cavi da cui la corda scende invisibile come una mano che suona dal cielo. Più in alto sarà, più lento risulterà il respiro della sua melodia infinita. Il filo a piombo fissa il fulcro dell’istallazione che ne farà risuonare il contenitore.[:en]
Le mie dita incrociano 11 corde di luce laser. Non incontrando materia solida, le attraversano libere nell’aria. La luce, toccata, si materializza nel suono di un’arpa. Ogni contatto è uno schiocco di luce e con le braccia protese verso il cielo imparo a muovermi nell’aria, sino a divenire un virtuoso del vuoto. Lancio un pendolo sospeso da un punto invisibile che ambisce le corde laser, suonando una melodia infinita, che si riverbera in forma di luce proiettando cerchi ondulatori. Spengo il suono dell’arpa e, nel silenzio, la musica pare continuare di sola visione. Le corde di luce si tendono attraverso lo spazio architettonico, trasformato in un grande strumento musicale.
Alcune realizzazioni: Luminale Frankfurt 2010, Biennale di Venezia 2011, Nazareth 2102, Ponte del Diavolo (Modena) 2013, Piazza Duomo di Monza 2013, Piccolo Teatro Studio 2013 e Teatro Dal Verme 2015, Milano, Digitalife Roma Europa 2014 ,Trepponti di Comacchio/Ravenna Festival 2015, Tempio di Kamakura e Metropolitan Tokyo 2016 (Japan Orfeo).
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